Quando ho letto il post di Laura, anch’io mi sono ritrovata a pensare al mio primo incontro con Domitilla. Doveva essere il 2009, io mi occupavo ancora di ufficio stampa tradizionale e in quel periodo promuovevo uno dei libri di Arianna. Di anni non ne sono passati troppi, ma i cambiamenti sono stati quasi assoluti. Io con i giornalisti non ci ho quasi più a che fare, l’editoria la amo ancora (ma non a livello professionale) e Domitilla è diventata per me ‘quella-da-cui-imparare‘.
Lei o la adori oppure no. So che non si arrabbierà leggendo questa cosa e sa che io appartengo alla prima specie, quella del fan club razionale, che la ascolta e che vuole anche essere cazziata perché dovrebbe studiare di più o perché certe cose non le fa come dovrebbe.
Leggere il suo (primo!) libro è stata quindi una cosa naturale e se mi hai incontrata nell’ultimo mese te l’ho già sicuramente consigliato, cantandone le lodi. Forse sei tra quelli che mi hanno chiesto se lo stavo facendo per lavoro (no) e la cosa mi ha fatto piacere (e sorridere). Quindi grazie per averlo domandato.
Da Due gradi e mezzo di separazione ho imparato 3 cose che voglio raccontarvi:
1) che le cose non basta saperle, ma che è necessario che qualcun altro, con più competenza e autorevolezza di quanta tu ne possa avere, te le dica. E che tu queste cose che credi già di sapere devi essere pronto a leggerle, ad ascoltarle e poi a farle tue;
2) che devi essere il giardiniere della tua rete. Tagliare i rami secchi, seminare (quasi solo) là dove vuoi che crescano opportunità, occuparsi anche dei fiori apparentemente più fragili sono tanti modi per dire in modo metaforico che lo snobismo nel networking è sano, sia per te, sia per il tuo stesso network. Un giardino pieno di erbacce inutili o alle quali sei allergico diventa un brutto giardino, per quanto potenzialmente possa essere la Valle dell’Eden. Nella vita succede lo stesso;
3) che lamentarsi, oltre a essere poco appealing, genera una negatività senza limiti. In fondo avrei dovuto saperlo (ecco una cosa che sapevo, ma che era meglio mi venisse ricordata) perché ogni volta che leggo il post di quella che si lamenta della qualunque (del lavoro in primis, e poi degli amici, e poi dei nemici e poi della famiglia) un moto di fastidio mi pervade. Chissà lei cosa prova a rileggersi continuamente incazzata: sicuramente non ne sarà felice, così come non lo sono io quando capito sulla sua bacheca.
4) (sì avevo detto che erano tre, ma questa non vale tantissimo): che dare del tu al mio lettore (ehi: ciao!) mi piace un sacco. Se mi ricordo di saperlo continuerò a farlo.
Ringrazio Beatrice Gatti per la foto qui sopra, scattata lo scorso venerdì alla Feltrinelli di Como durante la presentazione di Due gradi e mezzo di separazione. I due immortalati sono Domitilla Ferrari e Philip Di Salvo.