La buona notizia è che siamo alla seconda settimana e che non ho ancora mollato il colpo. Quella cattiva, invece, che alla mostra che ho scelto mi hanno severamente proibito di fare foto e video nonostante avessi specificato il motivo per il quale li avrei voluti fare (trovi la breve spiegazione di questo mio nuovo progetto qui).
Nonostante questo, “Milano e il cinema“, a Palazzo Morando, è un appuntamento che ti straconsiglio soprattutto se ami Milano. Se a questa passione abbini anche quella cinematografica, ti sembrerà di stare in un piccolo parco giochi.
Si tratta di un percorso alla scoperta del rapporto tra Milano e il cinema, dalle prime sperimentazioni fino ai giorni nostri, grazie a una serie di fotografie di scena, di oggetti simbolici, manifesti cinematografici e spezzoni video.
Si inizia scoprendo il lavoro di Luca Comerio e Italo Pacchioni, due pionieri milanesi che hanno contribuito attivamente a far penetrare la nuova forma d’arte nella cultura nazionale.
Si prosegue con Gli uomini che mascalzoni (1932) di Mario Camerini, in assoluto il primo film che prova a tracciare un profilo fotogenico della città ritraendola come un luogo elegante (tanti negozi!), ma frenetico. [Fun fact: nella colonna sonora del film è presente la celebre “Parlami d’amore Mariù“.] La pellicola vede come protagonista Vittorio De Sica, presente anche in Grandi Magazzini (un film girato quasi interamente alla Rinascente) e che, successivamente, dirigerà Miracolo a Milano, la pellicola che più di ogni altra traccia un profilo della città freddo e spietato determinandone forse, anche negli successivi, la percezione di chi, Milano, non l’ha mai vissuta direttamente.
Il film che dà invece il via a un rapporto apparentemente molto complesso tra milanesi e meridionali è Siamo tutti milanesi di Mario Landi, pellicola del 1953 che vede come protagonisti, tra gli altri, Ugo Tognazzi, Carlo Campanini e Gino Bramieri.
Bisogna invece aspettare gli anni Settanta per applaudire un vero e proprio fenomeno di culto, quello del cinema poliziottesco (Milano odia, la polizia non può sparare oppure Milano violenta o ancora Milano… difendersi o morire sono solo alcuni dei titoli della categoria), in grado di raccontare alla perfezione un periodo storico molto difficile, segnato da un alto tasso di criminalità, sparatorie, sequestri e omicidi che hanno fatto di Milano una città dall’atmosfera tristemente cupa.
Diventa invece teatro dell’inquietudine nel 1990 quando Silvio Soldini la sceglie come luogo in cui ambientare L’aria serena dell’Ovest, un film in grado di tratteggiare i contorni di una città fredda che ben rappresenta il malessere della società in quell’epoca.
L’ultima parte della mostra è dedicata ai film degli ultimi 30 anni: da Maurizio Nichetti a Renato Pozzetto (viene mandata in loop questa scena, ma si parla anche di Un povero ricco, Lui è peggio di me e Saxofone), passando per Aldo, Giovanni e Giacomo e Luca Guadagnino che ambienta gran parte della storia di Io sono l’amore (un film stupendo) a Villa Necchi Campiglio e senza dimenticare, ovviamente, Diego Abatantuono, responsabile di aver messo a punto un personaggio, quello del “terrunciello”, che non si è ancora fatto dimenticare.
La mostra è visitabile a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea 6, fino al 10 febbraio. Tutte le info qui.