Un paio di settimane fa per #1MuseoASettimana sono stata a visitare le Gallerie d’Italia a Milano dove è possibile ammirare una parte della (nutrita) collezione d’arte di Intesa SanPaolo.
Il connubio arte e azienda non è cosa nuova e le imprese che hanno una loro propria collezione risultano essere un numero corposo: basti pensare, per esempio, che un paio di anni fa – nel 2017 – l’Università Cattolica ha studiato l’impatto economico-finanziario di ben 160 di esse.
I risultati della ricerca sono molto più che confortanti e, se uniti a quelli forniti da Unioncamere (la cui ricerca del 2o17 ha valorizzato il sistema culturale creativo italiano in circa 92 miliardi di Euro, ossia il 6% della ricchezza nazionale totale) non possiamo far altro che arrenderci a una gioiosa evidenza: l’arte e la cultura – benché bistrattate – fanno bene alla nostra economia e producono, nel tempo, una ricchezza che va al di là della mera materialità.
Qualche settimana fa ho scritto di Generali Italia e del suo supporto a mostre d’arte ed eventi culturali. Alla (mia) lista di aziende che di arte si occupano attivamente, si aggiunge ora anche Banca Sistema che dal 2011, con il suo progetto Banca Sistema Arte, sostiene e diffonde il lavoro e l’impegno di giovani artisti emergenti tra i 18 e i 35 anni.
Sotto l’egida di questa iniziativa ha inaugurato proprio qualche giorno fa la mostra di Andrea Martinucci “Will Aliens Believe in Me?” presso Palazzo Largo Augusto, la nuova bellissima (e modernissima) sede di Banca Sistema.
Gli uffici del Palazzo – che diventano in questo modo una sorta di galleria d’arte quotidiana – sono il contesto entro il quale Martinucci espone le opere della serie jpeg, iniziata nel 2016, che vede delle immagini digitali ricoperte di successivi strati pittorici fino quasi a nasconderle totalmente sotto le nuove campiture per riprodurre nel mezzo pittorico la temporalità e la mutabilità dell’immagine tipiche proprio del mondo digitale.
Dei vantaggi e della bellezza dell’ospitare una mostra d’arte in ufficio ne ha parlato anche Copernico sul suo blog qualche settimana fa. Il link al post è questo.