L’altra sera sono stata alla presentazione di Secret Sensations, i nuovi gusti del gelato, tutto made in USA, di Häagen-Dazs. Ho provato Chocolat Fondant (gelato al cioccolato mescolato con pezzi di brownie e completo di un cuore morbido di cioccolato fuso) e sono sicura di poterlo annoverare tra quelle cose così buone in grado di imprimersi nella memoria dei sensi per anni.
Il Chocolat Fondant si è così messo accanto, tra gli altri, alla pappa al pomodoro del Cibreo di Firenze, al tonno alla griglia cucinato in spiaggia a Rodi, alla pappa reale e al tonno della Fratelli Carli. Non sono solo i cibi a rimanermi aggrappati alla memoria dei sensi, ma a farlo sono anche i libri. C’è stato un periodo in cui li compravo quasi solo scegliendoli dalla copertina: leggevo decisamente più di ora e potevo permettermi divagazioni letterarie senza paura di perdermi quel che davvero desideravo leggere.
Un giorno mi è così capitato tra le mani un libro di Armistead Maupin: era colorato, la carta della copertina e quella delle pagine era bella spessa e la quarta riassumeva la storia in modo divertente. Sono entrata in quella storia apparentemente così semplice e futile (si trattava del primo volume di Tales of the City) come un carroarmato e per mesi non ne sono più uscita. Ho cercato in lungo e in largo gli episodi successivi e sono riuscita a trovarne solo altri due, mettendoci qualche mese (forse anno). Dopo, il nulla: i racconti, che in origine erano stati pubblicati su un quotidiano di San Francisco e solo trent’anni dopo raccolti in volumi dedicati, in Italia non sono arrivati tutti e ho quindi smesso di cercarli qualche anno fa, rassegnata e presa da altro.
Ma ancora adesso, quando mi capita, ripenso a quella lettura come a qualcosa che in qualche modo ha cambiato il mio rapporto con i libri e anche adesso che rimaneggio il terzo volume (gli altri due li ho persi nei mille traslochi fatti) mi sembra di essere tornata indietro di 5, 6 anni e di essere ancora quella ragazza che sperava di vivere leggendo e scrivendo.
Il Chocolat Fondant di Häagen-Dazs è, per me, come un libro di Maupin: il gusto ti avvolge, non ti sembra nemmeno più di mangiare un gelato, ma qualcosa di assolutamente ipnotico che non si fa dimenticare, neanche a distanza di anni.