Marzo è stato un mese strano: la primavera era nell’aria, ha fatto capolino, poi si è (ri)nascosta, poi è tornata alla scoperto. Marzo è un mese che di solito non amo molto, ma quest’anno mi sono dovuta ricredere. E’ stato denso di pensieri, alcuni bellissimi, altri decisamente meno, ma sicuramente costruttivi. Ho avuto il solito meno tempo a disposizione desiderato per leggere, guardare film e andare il cinema, ma sono riuscita a tornare a teatro dopo anni di assenza.
Il ‘Ci piace culturale’ di questo mese sarà breve e indolore, ma pieno di piccole chicche (almeno per me).
Iniziamo dai libri
Marzo poco leggereccio, ma nel quale ho introdotto (almeno) una novità.
Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti, edito da minimum fax: comprato unicamente per il titolo, perché Sofia potrei essere io, è un raro esempio di libro che mi è piaciuto pur non avendo per niente amato la protagonista, Sofia, appunto. Mi è stata antipatica sin dall’inizio forse perché incarna quel tipo di donna (e prima di bambina) che non sopporto o che comunque non vorrei mai essere. Nonostante questo i racconti che compongono il libro sono anch’essi un raro esempi di storie brevi, pur ricondotte a un unico grande contenitore narrativo, che mi hanno presa e che difficilmente mi lasciavano andare.
Sono curiosa di leggere altro di Cognetti. Tu che stai leggendo me, hai consigli in questo senso?
Morto a 3/4 di Francesco Balletta, edito da De Agostini: è un giallo, ma è divertente, senza essere sbracato. Il protagonista, Domenico Campana, è morto, ma non del tutto. Nella vita, quella da vivo, faceva il maresciallo dei carabinieri, e nella vita da morto (a tre quarti) si trova a dover indagare ancora. Un modo come un altro per riscattare un errore fatto anni prima e per provare a se stesso che del suo lavoro è ancora innamorato, proprio come all’inizio della sua carriera. La storia sulla quale si trova a indagare è intrigante senza essere troppo irrealistica, mentre l’irrealismo dell’aldilà ti fa desiderare la sua concretezza.
La Quinta Onda di Rick Yancey, edito da Mondadori: la vera novità nella mia libreria è questa. Devo ammettere che se non me l’avessero mandato chiedendomi di leggerlo non l’avrei mai fatto. Per uno stupido pregiudizio, ovviamente, ovvero quello per cui le storie avventurose dove magari sono inclusi anche gli alieni o comunque esseri non ben identificati, non facciano per me/siano superficiali/mi possano annoiare. Tutto falso. Ovviamente un indizio non può fare una prova, ma se è vero che il buongiorno si vede dal mattino (e vai di modi di dire) credo di poter affrontare con successo anche questo genere di storie. Sono ancora a metà del racconto (maledetti occhi che si chiudono la sera quando apro il libro), ma mi sta piacendo davvero tanto. Avvincente, ma anche intimista, del tutto irreale, così tanto da farla sembrare vera, è una storia che ti entra dentro. Sei Cassie, poi sei Ewan, ma sei anche Ben.
Film:
Arrenditi Dorothy (di Charles McDougall) – ho una debolezza che ti voglio confessare: quando tra i nomi degli interpreti di un film leggo quello di Diane Keaton o quello di Meryl Streep non so resistere. Per me sono sempre sinonimo di qualità e anche questa volta non mi sono, almeno in parte, sbagliata. Nonostante un cast debolissimo e una storia nella quale praticamente non succede nulla (amo) Diane Keaton riesce a reggere il racconto di una perdita importante, quella della figlia, affrontata in maniera decisamente singolare. Non lo riguarderei, ma sono felice di aver confermato la mia idea per cui la Keaton potrebbe recitare anche in una pubblicità per assorbenti e farla sembrare un capolavoro da Oscar.
Paolo Sorrentino ha vinto l’Oscar per La Grande Bellezza non potevo esimermi dal rigustarmelo tutto quanto il film più bello, chiacchierato e incompreso della storia del cinema italiano. Ne avevo già scritto qui.
In pieno delirio sorrentiniano mi sono riguardata anche Le Conseguenze dell’Amore, film del quale credo non mi stancherò mai. Tony Servillo è pazzesco: gli basta la faccia e un’espressione delle sue per raccontare un intero mondo. La grande bellezza era già in questo film, dieci anni fa.
Avevo letto il libro, amandolo molto, e ignoravo l’esistenza del film. Espiazione (di Joe Wright) è tratto dall’omonimo best seller di Ian McEwan. Il libro è sempre meglio del film (non si dice così?), ma in questo caso non ne sarei sicura. Il film è stupendo, la storia, difficile da raccontare perché piena di salti, è resa magnificamente. Se cerchi un dramma delicato, ma pieno di passione, è il film giusto. Leggi anche il libro però.
Il libro è (ancora) in una delle mie wish list cartacee. Sono quindi riuscita a guardare prima il film, omonimo, tratto da One Day di Dave Nicholls e diretto per il grande schermo da Lone Scherfig. E’ la storia di un amore che non finisce bene e per questo motivo è la storia di un amore che potrebbe (davvero) essere vero. Pieno di crepe, di screziature, di incomprensioni e di ripensamento, di sfighe e di fortune è lo stralcio di una vita che potrebbe capitare a (quasi) tutti. Forse è per questo che ti lascia una strana angoscia, quella sorta di sensazione di ansia che sai di avere, ma della quale non ricordi bene il motivo.
Mi sono alleggerita il morale (e il cervello) con Amici di letto (di Will Gluck). Sono una super fan di Justin (Timberlake): meglio sentirlo cantare che vederlo recitare, ma tant’è.
Sulla tragedia del Vajont avevo sempre e solo visto lo spettacolo di Marco Paolini, ma durante le scorse settimane ho scoperto anche il film del 2001, Vajont, diretto da Renzo Martinelli. Non c’è bisogno di tanti commenti: tutto è raccontato molto bene, senza lasciare spazio all’immaginazione. La storia d’amore intrecciata con la vicenda reale è del tutto inventata, ma rende bene l’idea di come gli abitanti di Longarone si siano vissuti la tragedia.