Hai presente quando pensi e ripensi alla tua vita e quel che riesci a vedere è un susseguirsi di eventi e accadimenti, uno precede l’altro, l’altro segue il primo, così, in maniera quasi lineare? Ecco, bene. Io no.
Ci riflettevo fugacemente l’altra sera, mentre in scooter si andava in zona Ventura/Lambrate per il Fuorisalone: indicavo una via “Guarda qui è dove vivevo, ci ho vissuto 6 anni” (6 anni!), “Qui ero venuta a vedere una casa, un quadrilocale”, ma poi non se n’è fatto niente. “Lo vedi quel palazzo laggiù? Ecco, per un appartamento lì avevo addirittura dato un anticipo nell’estate del 2010”, quando pesavo 10 Kg meno di adesso e avevo tutti i vestiti nella macchina di mia mamma.
Così quando mi capita di raccontare del mio passato, mi succede una cosa strana: è come se ricordassi le pagine di un libro che mi è rimasto dentro o di un film che mi ha preso parecchio. Mi ci sono immedesimata, ma quella che sviolino non è la mia vita, è quella di un’altra persona. Sarà per questo motivo che racconto con leggerezza cose che se me le sentissi raccontare io, a parti invertite, mi distruggerei di gelosia retroattiva (una cosa orrenda, lo so, ma i difetti ce li abbiamo tutti). Mi rendo conto che non per tutti è come me: che se sei minimamente meno inquieto di quel che sono io, la vita che hai vissuto sta sempre su quel binario lì. Per te è più facile tornare indietro (non che tu lo debba – o voglia – fare, eh) perché ti basta girarti e ripercorrere la strada nel senso inverso. Per me mica tanto. Girarmi mi devo girare, un pezzettino a mo’ di gambero lo faccio anch’io solo che poi il binario si interrompe e allora devo capire dov’è quell’altro, come ricongiungermi a quell’altra strada. Ho bisogno di un ponte? O forse di una liana? O magari devo nuotare, chissà.
E così, fosse solo per l’immane sbattimento che avrei davanti, lascio perdere da principio. Non torno indietro e vivo la mia vita come fossero piccoli pezzi che poi messi insieme formano un puzzle gigante ben consapevole che poi potrebbe non avere un senso. I pezzi si incastrano sempre, perché in quello sono brava, sto attenta a non farmi male, ho imparato a gestire i miei sentimenti con delicatezza.
Solo che poi. Solo che poi se mi chiedi di stare più tranquilla magari ti dico anche di sì (ché ti giuro lo vorrei tanto), ma non è possibile. Posso dirti che se ci sono è difficile che me ne vada. Che se rimango è per restare e che se dopo una vita passata a non sapere dove andare quando me lo chiedono finalmente la risposta ce l’ho (la so! la so!) il merito è per la gran parte mio.
Ma per il resto è tutto tuo.