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Cose di lavoro

Marzo 19, 2015

Processed with VSCOcam with f2 preset“Felice colui che ha trovato il suo lavoro; non chieda altra felicità” (cit.)

Oggi ho pranzato da sola, musica nelle orecchie e sguardo perso nel vuoto. Sembravo triste, forse, ma in realtà stavo pensando alla fortuna di essermi potuta alzare dalla scrivania alle 12:20 – perché avevo fame e voglia di stare per conto mio – quando mi ci ero seduta neanche un’ora prima, alle 11:40, dopo un appuntamento iniziato la mattina presto. La gestione flessibile e libera del mio tempo è qualcosa di cui sono estremamente gelosa, forse l’unica cosa di cui sono gelosa a ben pensarci.

A volte penso sia un limite perché mi accorgo quanto spesso mi manchi la pazienza quando il ritmo di ciò che faccio viene dettato dagli altri. La maggior parte delle volte, però, lo ritengo uno degli aspetti più affascinanti della mia vita. L’altro giorno parlavo con una persona che da poco si è affacciata al lavoro autonomo e mi chiedeva come avessi vissuto il passaggio da dipendente a libera professionista. La risposta non ce l’ho perché il mio lavoro, quello che spero mi accompagni per una buona parte della mia vita, l’ho sempre fatto da freelance (che mi dicono essere una parola ‘brutta’, ma hai capito il senso).

Non ho mai fatto troppo caso al fatto di essere un lavoratore autonomo. La mia realtà è stata sempre questa e solo ultimamente, per questioni meramente pratiche, mi sono (quasi) seriamente ritrovata a riflettere sul cambiare percorso o meno. Se sto scrivendo questo post è perché, evidentemente, ho preferito continuare a battagliare in autonomia, ma non in solitudine e continuare ad avere l’illusione di essere pienamente padrona del mio tempo.

Il mio capo sono io e a volte è una figata avere un capo come me. Sono estremamente permissiva, anche un po’ sbracata, e mi concedo lunghe telefonate con le amiche in orario 9-18, esco a fumare in cortile senza timbrare e a volte mi presento in ufficio poco prima di pranzo. Sono spesso in giro e nessuno si lamenta per questo; lavoro da New York e dal mare come se fossi a Milano e la metropolitana è il luogo migliore per raccogliere le idee sulle mail che mi sono arrivate.

Spesso quando mi vedi bere un bicchiere di vino, ti sembrerà strano, ma sto lavorando. A volte lavoro anche stando seduta ad ascoltare persone che parlano e sicuramente sto lavorando di brutto quando smanetto imperterrita con lo smartphone. C’è chi pensa che la mia vita sia una ‘figata’, perché – testuali parole – “fai quello che vuoi, non hai orari e nessuno ti controlla”. Non è esattamente così, perché se a volte avermi come capo è una figata, altre volte è davvero terribile. Essere severi con se stessi non lascia scampo, non ti permette di lamentarti e pretendi più di quanto forse dovresti.

Poi c’è la questione economica, spesso spinosa e che io ho sempre vissuto con molta leggerezza, pagandone le conseguenze. Mi piacerebbe sfatare il mito che aleggia secondo il quale lavorare da soli porta (tanti) soldi. Può essere vero, può esserlo delle volte e altre no e può non esserlo affatto. La verità è che si naviga quasi sempre a vista che se nulla è certo in generale, qui c’è più del nulla a essere incerto. Che capitano dei mesi in cui se ti concedi un aperitivo, rimandi il lavaggio di quel bel vestito di pelle in lavanderia a quello successivo e in cui decidi di aprire più spesso le porte di casa tua per le cene con gli amici per evitare di strisciare la carta di credito al ristorante.

Ma non cambierei la mia vita con nessun’altra vita al mondo e non perché abbia delle caratteristiche così speciali da renderla migliore delle altre. Ma solo perché il lavoro che faccio tutti i giorni, quello che davvero mi rende quella che sono, è cucirmi un vestito che mi stia sempre comodo, anche quando è troppo stretto o anche quando l’elastico in vita è largo e i pantaloni mi cascano.

Mi dicono che sono emancipata perché ho il MIO lavoro, la MIA casa e le mie piccole certezze (e insicurezze, sai?). Che tutto quello che ho è un frutto che cade da quest’albero, mica da un altro. Ma la vera verità è che sono sì emancipata (che parola orrenda), ma che aiuto lo chiedo anch’io e ultimamente più spesso del solito. E che sarebbe bello trovare più spesso qualcuno che ti tende la mano pensando che sì, è vero, “è indipendente e fa tutto da sola” e riuscircela da soli è quel che ti rende una persona libera, ma tirare un attimo i remi in barca, staccare un secondo e avere chi pensa un po’ per te, te lo assicuro, è anche questa una una figata.

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Categoria: Off topic Tag: laraffa, lavoro

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Mi chiamo Raffaella Amoroso, vivo e lavoro a Milano dove mi occupo di digital marketing come freelance.

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