‘E’ una questione di principio‘: lo dico un sacco di volte anche se odio doverlo fare. Perché quando succede il motivo è, in genere, solo uno ovvero dover combattere un’ingiustizia in corso, arrivare a sviscerare una questione per affermare la propria ragione (o presunta tale) nei confronti di un comportamento poco etico o comunque ‘antipatico’.
Dover ricorrere al ‘principio’ in molte situazioni non è indice di una linearità nelle vicende che si stanno vivendo, ma è, invece, sintomo di un rapporto che si sta facendo complicato e che per (ri)trovare la retta via deve rifarsi a qualcosa che viene comunemente ritenuto (o così si dovrebbe essere) giusto.
Il ‘principio’ viene evocato molto spesso tra queste mura (mentre scrivo sono in ufficio), spesso con moti di nervosismo e di rabbia. Ogni volta che di principio si parla, almeno qui, non lo si fa con il sorriso sulle labbra. Parlare di principio significa anche parlare di una maleducazione diffusa che trovi in metropolitana così come nei rapporti professionali, che leggi nella chat di Whatsapp così come in una mail che ti viene inviata come se a leggerla dovesse essere un robot asociale e a-sentimentale e non un essere umano.
L’educazione un po’ è innata, un po’ la si dovrebbe imparare. Quel che è certo è che l’educazione all’educazione è sottostimata. L’educazione porta al rispetto, il rispetto porta alla chiarezza, la chiarezza porta a rapporti più duraturi o comunque più sinceri. Non da ultimo l’educazione porta a sentirsi soddisfatti di sé quando qualcuno, chiunque, ti fa notare che la tua educazione porta dolcezza, affidabilità e, perché no, voglia di essere come te.
Scrivo questo post perché ieri mi è capitato di leggere sul blog di Minimum Fax la traduzione del discorso che George Saunders ha tenuto ai laureandi dell’Università di Syracuse. Tutto basato sull’importanza della gentilezza e sullo sbrigarsi a metterla in atto (“[…] Ed eccovi dunque un consiglio veloce, per congedarmi al termine di questo discorso: dato che secondo la mia opinione la vostra vita sarà un viaggio che vi porterà ad essere più gentili e più amorevoli, sbrigatevi. Fate presto. Iniziate subito. In ciascuno di noi c’è un equivoco di fondo, un vero malessere in verità. Si tratta dell’egoismo. Ma la cura esiste. Siate quindi gentili e proattivi e addirittura in un certo senso i pazienti di voi stessi – cercate le medicine più efficaci contro l’egoismo, cercatele con tutte le vostre energie, per tutto il resto della vostra vita.[…]”)
Il mio ex fidanzato me lo diceva sempre che dei momenti che avremmo passato insieme, quelli in cui fossimo stati poco gentili l’uno con l’altra e viceversa li avrei ricordati sempre, benissimo. Degli altri avrei fatto, senza rendermene conto, una selezione. E fossero anche stati numericamente di più, proporzionalmente ne avrei ricordati di meno. Accidenti a lui: aveva ragione!
Quindi: vale davvero la pena NON essere gentili?