Dopo la prima settimana in Myanmar, di cui ho scritto qui, il mio viaggio estivo quest’anno è proseguito in Thailandia (mi piace scrivere Thailandia con la h!). Dopo aver passato qualche giorno con i birmani, tornare in un Paese che è sì sorridente (si proclamano “Smiling country”… meh), ma mica così tanto è un altro di quegli impatti che bisogna gestire.
Comunque: la seconda settimana di viaggio l’avevamo progettata per viverci il mare: un paio di giorni sulla costa e altri tre su un’isoletta. Arrivati a Bangkok da Yangon (dopo uno stopover in aeroporto di circa 6 ore con la possibilità di usare il wi-fi solo per una – eroi!), abbiamo soggiornato in un b&b vicino alla stazione ferroviaria dalla quale saremmo poi ripartiti il giorno seguente.
Abbiamo optato per il Bed & Brews, un posticino mooolto carino che però assolutamente sconsiglio (sì, non sono pazza): gli spazi sono ricavati in un vecchio edificio in zona Chinatown e ospitano una decina di camere tutte soppalcate, bellissime, ma estremamente rumorose. Se insomma il tuo scopo è (anche) quello di riposare qui non ce la farai, parola di una che ha passato una simpatica notte in bianco ascoltando tutti i discorsi degli altri occupanti.
Da Bangkok abbiamo così preso un treno “veloce” per Prachuap Khiri Khan. La stazione è grande, ma non immensa, pulita e fornita. Il biglietto l’abbiamo fatto online in Italia sul sito delle ferrovie tailandesi: non la cosa più intuitiva di questo mondo, ma comunque affrontabile.
Il viaggio è durato circa 4 ore, di cui solo una è stata utilizzata per uscire da Bangkok: in città il treno procede più lentamente che altrove (e “altrove” non è una scheggia) e le stazioni da servire sono svariate. Ci siamo accomodati in uno dei due vagoni riservati ai turisti (immagino che fosse così perché c’erano solo stranieri a bordo) dove ci hanno servito la colazione e il pranzo, tutto compreso nel prezzo – circa 15 Euro a testa (Trenitalia prendi nota e impara).
A Prachuap siamo scesi solo noi: la guida (Lonely Planet, ndr) la definisce come “una tranquilla e sonnolenta località di mare” e, va detto, mai affermazione fu più azzeccata. Approdare qui alla fine di luglio significa visitarla in bassissima stagione: di turisti stranieri nemmeno l’ombra e di villeggianti tailandesi ancora meno. Trascorrerci due giorni è stata un’esperienza quasi mistica: abbiamo noleggiato uno scooter che ci ha permesso di scandagliarne sia gli angoli più remoti, sia quelli più inusuali come la base militare che ospita una serie di stabilimenti balneari e un piccolo food market. Se il tempo atmosferico avesse fatto giudizio forse ci saremmo riusciti a godere la baia: purtroppo non è stato così e quindi, oltre alle gite in motorino, abbiamo felicemente ripiegato sul cibo.
Il lungomare è infatti ben fornito di una serie di ristorantini di pesce all’asiatica: c’è il banco del fresco, tu scegli il pezzo che ti ispira di più e ti viene cucinato come preferisci. Dai pranzi alle cene ne abbiamo decisamente approfittato, cogliendo l’occasione per iniziare a fare delle gran mangiate di morning glory, la verdura “senza cuore” simile agli spinaci che qui – come in Cina, ma anche in Malesia e in generale nel Sud Est Asiatico, viene cucinata in padella con olio, aglio e – per chi vuole – con salsa alle ostriche.
Si differenziano rispetto agli altri due posticini, sempre fronte mare: uno si chiama Sweet Freeze ed è una gelateria artigianale (una specie di miraggio, praticamente) che serve anche del buon caffè e, a colazione, degli invitantissimi waffle. L’altro è invece il Maggie’s Wine and Garden, un locale pieno zeppo di lucine – quindi già vincente in partenza – perfetto per un aperitivo o per un dopocena (in alta stagione si esibiscono anche delle band live).
Così dopo aver fatto amicizia con tutte le scimmie del posto (il tempio sulla collina che sovrasta la baia è letteralmente invaso) abbiamo raggiunto Chumbon (circa 3 ore di viaggio su un minivan) per poter prendere il traghetto per andare a Koh Tao.
Il tragitto sul ferry è di circa un paio di ore: se soffri il mare (io quest’anno ho scoperto di sì, che gioia) ti consiglio di attrezzarti di conseguenza: è probabile che in un’altra stagione le condizioni siano differenti, ma in agosto il mare è spesso “grosso”.
I tre giorni passati a Koh Tao sono stati una bellissima sorpresa, tanto quanto il resort che abbiamo scelto. Se ci vai, non farti influenzare (negativamente) da quello che leggerai sull’isola (lascio a te scoprire di cosa si tratta), ma tieni comunque gli occhi aperti (come ovunque nel mondo). La prima giornata l’abbiamo passata sulla spiaggia di Mae Haad, proprio di fronte al nostro resort e la sera abbiamo approfittato del ristorante (eccellente) della struttura. Dalla mattina successiva abbiamo invece noleggiato uno scooter e siamo andati alla scoperta di (quasi) tutte le spiagge dell’isola. Con il motorino si raggiungono facilmente tutte le baie a eccezione di Mango Bay: la strada è molto ripida e perlopiù sterrata. Ti consiglio di andarci comunque, ma con un barchino.
Posti brutti, qui, non ce ne sono. Il mare è meraviglioso, le spiagge sono raccolte, pulite e accoglienti, ognuna con almeno un baretto/ristorantino. Si sta decisamente bene. Ma noi, su tutte, abbiamo apprezzato particolarmente quella di Tatooh Lagon: mare cristallino, sabbia bianca, chiringuito con selezione musicale curatissima (e non è un dettaglio), sdraio a disposizione a fronte di una sola consumazione durante il giorno e parecchia pace. Ci siamo tornati due volte in due giorni non senza aver apprezzato anche Freedom Beach (lì di fianco) e la (pazzesca) Sai Daeng Beach (il bar della spiaggia – che appartiene a un resort stupendo poco sopra – fa un panino con il tonno scottato al sesamo da far girare la testa).
Qui si fa vacanza di mare-vacanza di mare: spiaggia, sole, bagni, birretta, cena, giretti in giro, cocktail. Si sta parecchio bene e, a differenza di altre zone della Thailandia, anche durante la (nostra) stagione estiva le piogge sono più uniche che rare.
Andare via di qui è stato un colpo al cuore: ci saremmo rimasti almeno un altro paio di giorni, ma ormai il nostro volo da Koh Samui per Phuket era già fissato. E così, via di ferry per Koh Samui e qui pullman per uno degli aeroporti più strani che io abbia mai visto: organizzatissimo, ma tutto all’aperto. Direzione Phuket (per 2 giorni), poi Phi Phi Islands (altri 2) e infine Bangkok (2 giorni e mezzo). Ma questa parte del viaggio te la racconto la prossima volta.