Mi piace dire che la vita la vivi in avanti, ma la capisci all’indietro: quando ti giri e metti insieme tutti i sassolini che ti hanno portato a essere dove ti trovi, non puoi fare a meno di trovare un fil rouge (ammesso che ci sia, ovvio) e inizi a dare un senso a quel che hai fatto, a quel che farai. Così:
- cinque anni fa venivo a contatto per la prima volta con un progetto di crowdsourcing: anche se ci lavoravo, storcevo un po’ il naso perché non credevo che le persone, insieme, potessero davvero contribuire attivamente a fare qualcosa. Non che non ci credessi in senso assoluto, semplicemente mi accorgevo dell’imperante individualismo che caratterizzava tutte le scelte, da quelle più banali (e quotidiane) a quelle più vicine ai massimi sistemi;
- poi, ormai quasi due anni fa pubblicavo un post su quella che da lì a poco tutti avrebbero iniziato a chiamare sharing economy: devo ammettere che, ancora, mai avrei pensato che almeno 3 dei 5 servizi elencati allora avrebbero avuto il successo e la diffusione di cui ora godono;
- l’anno scorso, poi, ho iniziato a collaborare con bookabook, la prima piattaforma di crowdfunding interamente dedicata al libro e mi sono divertita un sacco;
- giovedì della scorsa settimana ero a Firenze all’aperitivo di presentazione di una campagna lanciata da PlanBee, la piattaforma di crowdfunding che si definisce “un alveare” dove persone e aziende contribuiscono a migliorare il proprio quartiere, la propria città, l’Italia intera (ambizioso, ma lodevole). È stato proprio giovedì mentre ero seduta tra le piantine dell’orto, con il caldo torrido che solo quest’estate può aver mai avuto il coraggio di concepire e con tante persone intorno, sorridenti e, sì, semplici – nell’accezione più bella che il termine ha, che mi sono tornate in mente le parole di Gaber che danno il titolo a questo post: partecipare è possibile e sì, partecipare rende liberi (quindi tendenzialmente felici);
Quando ero piccola e vedevo strade, spiagge o parchi sporchi, il mio desiderio più grande era quello di poterli pulire. Non mi immaginavo qualcuno che li pulisse al posto mio, ma mi vedevo impegnata a farlo in prima persona (ecco, magari con la mamma e il papà, quello sì). In questo io non sono cambiata (se non che chiamo l’AMSA – il servizio di pulizia strade di Milano – così tanto che credo ormai mi conoscano), ma è invece cambiato il modo in cui puoi prenderti cura del territorio in cui vivi (o anche dove non vivi).
Niente accade per caso, dicono. Ho passato quasi due anni della mia vita a chiedere alle persone di partecipare attivamente perché le cose qui, nel posto in cui attualmente vivo io, potessero davvero cambiare, o perlomeno migliorare. Delle volte sono stata ascoltata, ma non seguita, le altre non sono stata nemmeno presa in considerazione. “L’idealismo non paga“, mi è stato detto. “Il tuo contributo è una goccia nel mare“, mi è stato più volte ripetuto. Ed è capitato che mi sia persa per un attimo, dando ascolto più a quelle voci che alla mia. Ma lo sai, no? Che quando le cose ce le hai dentro, non se ne vanno, mai. Quindi: come faccio a impedirmi di credere che ogni più piccola azione concreta se sommata a tante altre piccole azioni concrete non possa portare a un (piccolo) grande cambiamento? Come posso non pensare che in ognuno di noi ci sia una parte, forse nascosta, latente e silenziosa, che ha voglia di fare, di vedere le cose migliorare e di essere fiera di averne fatto parte?
Sono felice di sapere che lì fuori c’è qualcuno che crede le stesse cose: sono le persone che propongono progetti per i quali credono che valga di più l’aiuto della comunità di quello, che ne so, di un singolo grande finanziatore e sono i cittadini, come me e come te che stai leggendo, convinti che una goccia non si disperda nel mare, ma lo renda più forte, che vogliono essere parte attiva di un cambiamento e che alle campagne di crowdfunding, fosse anche con una manciata di Euro, partecipano entusiasti, ottimisti e speranzosi.
Perché partecipare rende liberi, sempre.
Attualmente su Planbee sono attive due campagne:
– Olfattoteca per il Giardino dei Semplici: segue una campagna conclusa con successo qualche mese fa che ha permesso all’Orto Botanico di Firenze di, letteralmente, rifiorire dopo la tempesta che aveva colpito la città lo scorso settembre. Qui lo scopo è invece quello di realizzare un’olfattoteca (già il nome è TOP, no?) dove i bambini e gli adulti potranno sperimentare una particolare esperienza sensoriale;
– Realizzazione serra per Orti Dipinti (sempre a Firenze): Orti Dipinti è un orto didattico gestito da Community Garden. È ormai uno dei punti di riferimento dello sviluppo urbano sostenibile, attraverso il concetto di orticoltura moderna combinato con, appunto, l’esperienza di giardini scolastici. Scopo della campagna è raccogliere i fondi per la realizzazione di una speciale serra polifunzionale di circa 40 mq necessaria allo svolgimento di tutte le attività inerenti Orti Dipinti anche durante i periodi invernali o in caso di pioggia. La scorsa settimana io a Orti Dipinti ci sono stata e sì, è stato proprio bello.
stasera nella #cittàdeicuori vado all’aperitivo di @planbee_bz per la campagna #ortidipinti. @girlinflorence vieni?:) pic.twitter.com/k0AXZuaD9h
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) July 23, 2015
stasera sono in mezzo al verde per @planbee_bz e #ortidipinti #Firenze pic.twitter.com/CxvW6P8IRw
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) July 23, 2015
bello bello ieri il lancio della campagna #ortidipinti: musica, amici e verde. sempre così si può, @federicogarcea? http://t.co/a7KesbNp4n
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) July 24, 2015
[dopo il complimento del giorno, la proposta della vita] “dai Raffa, vieni con me a smuovere la lombricaia” #ortidipinti
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) July 24, 2015