L’anno scorso mio fratello ha contribuito a rendermi praticamente dipendente da un gioco per iPad, organizzato a più livelli, che consisteva nel riconoscere i loghi di alcune tra le più grandi aziende internazionali visualizzandone solo una parte. Alcuni erano davvero sorprendenti: bastava vederne anche una minima frazione per capire subito a cosa si riferissero. Erano quelli delle aziende che hanno fatto del loro logo (e del loro marchio) la loro ragion d’essere, il loro essere riconoscibili a chiunque.
Quando ho ricevuto l’invito per andare a visitare Branding Art (di cui ho già scritto la scorsa settimana qui), mi è subito venuto in mente quel giochino: qui a ‘giocare’ con i marchi di alcune grandi aziende sono però stati undici artisti che, partendo da marchio, prodotto e filosofia aziendale hanno creato delle opere d’arte che riflettessero sia lo spirito dell’azienda, sia quello di loro stessi.
Ieri mattina, finalmente!, un giretto per la mostra (che ti ricordo essere aperta fino al 15 giugno dalle 12 alle 21 con ingresso gratuito in via Dante 14 a Milano) me lo sono fatto anche io! Se segui l’hashtag #brandingart su instagram e Twitter scoprirai quali sono le opere che mi hanno intrigata di più e troverai anche le riflessioni di altri visitatori e colleghi blogger.
Le aziende coinvolte nell’iniziativa promossa da Bugnion sono Braulio, Bonduelle, Braccialini, Bugnion stessa, Collistar, Colussi, Ducati, Guzzini, Ignis, Lindt e Riello. Qui di seguito trovi l’abbinamento ‘artista – aziende’ così che ti sia più semplice orientarti in caso di visita o semplicemente guardando le opere qui sopra e qui sotto.
- Attilio Romero: “In erbis salus tavole botaniche” (Braulio) e “Radolphe” (Lindt);
- Diecinove Bozzetto: “Hexahedron” (Bugnion) e “Axioma” (Ducati);
- DudeSelection: “Natural and tasty” (Bonduelle) e “Our brave heart” (Ducati);
- Elisabetta Forte: “La mela d’oro” (Collistar) e “Se le api sparissero dalla terra …” (Riello);
- Giulia Iacolutti: Zenith (Guzzini) e Whats its name (video per Bugnion);
- Lele De Bonis: “Emotional Chocolate Crack” (Lindt) e “Fire Power” (Riello);
- Marcello Gatti: “Beauty next door” (Collistar) e “Green Explosion” (Bonduelle);
- Marco De Rosa: “Amore Scottante” (Ignis) e “Angelica” (Braccialini);
- Martin Cambriglia: “4 generazioni di Colussi” (Colussi) e “Verso il futuro e oltre” (Guzzini);
- Michele Mich? Faré: “Il frutto della passione” (Braulio) e “Untitled” (Ignis);
- Nicolas Navoni: “Buongiorno” (Colussi) e “Rosa Rosae” (Braccialini).
Ieri mattina, parlando con chi ha curato l’iniziativa, è emersa una riflessione che trovo indicativa per descrivere questo evento, così come altri vicini al mondo dell’arte: le opere esposte non sono ‘spiegate’ se non per una breve frase che le accompagna. Non è detto che quella faccia poi riferimento al contesto che l’artista ha voluto rappresentare: semplicemente offrono una modalità di approfondimento. Pare che i visitatori di Branding Art di questi giorni abbiano tutti cercato nelle opere esposte un significato vicino al loro modo di vederle, spesso lontano da quello che magari l’artista aveva voluto imprimere, ma tanto valevole di essere considerato ‘vero’ quanto quello ufficiale.
Questo per dire che l’arte è di chi la guarda oltre che di chi la fa. Così come lo sono le aziende e i loro marchi: di chi li ha fondati certo, ma anche di chi li riconosce, ne è fedele e li rispetta per il mondo, i valori e la filosofia che si portano dietro.
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