Prima ho scritto su Facebook che mancano 81 giorni al mio compleanno (oggi che scrivo è venerdì e visto che presumibilmente pubblicherò questo post lunedì vorrei che sapessi che ne mancano SOLO 78 adesso) e quindi le genti che mi leggono hanno tutto il tempo di attrezzarsi per capire come farmi dono del tempismo.
C’ho un gran culo nella vita professionale, devo ammetterlo: faccio incontri epifanici che ciao, riesco a cogliere occasioni un po’ per caso e dai, sì, forse anche un po’ per merito, ed è sempre andata a finire che anche quando sembrava che non, tutto ha sempre girato nel verso giusto.
Nella vita privata è tutto un altro cinema: anche partendo dal presupposto che sono stata mediamente fortunata (un solo ‘dramma’ in 20 anni di carriera sentimentale) non c’è stata (ancora) una volta in cui sia arrivata (o perlomeno mi sia sentita dire di essere arrivata) nella vita di qualcun altro nel momento giusto. Era (è) sempre quello sbagliato: hanno un’altra storia, sono appena usciti da un’altra storia, non pensavano di rientrare in un’altra storia, non sanno quello che vogliono, non sanno chi sono (loro), non riescono a capire chi sono (io). Scartando i casi in cui queste sono scuse, patetiche o no, ma lo sono, succede che poi magari è proprio me che vogliono e, grazie al cielo, spesso lo capiscono senza che stia io a spiegarglielo. Però, ecco, raramente mi è capitato di conoscere uomini avvezzi alla serendipity di cui io, invece, sono grandissima fan.
Così tanto che qualche settimana fa mi hanno contattata per chiedermi di scegliere un anello tra questi e io non ho avuto alcun dubbio. Da martedì al mio dito c’è una fedina che mi ricorda della bellezza (e della possibilità) di incontrare qualcosa (o qualcuno) di non cercato e imprevisto mentre si è impegnati nella ricerca di altro. Questo è il codificato significato di serendipity, termine diventato famoso grazie a un film con John Cusack del 2001, ma coniato intorno al 1750 da uno scrittore inglese, Horace Walpole.
Se ben ci pensi tutta la vita è fatta di serendipity: fai cose, cerchi situazioni, ma poi magari te ne capitano altre, così, senza che siano chiamate o, appunto, davvero cercate. Il problema della serendipity è che va individuata e non fatta passare sotto silenzio per la fretta di vivere tutto quanto a mille all’ora o per l’ottusità che spesso mettiamo in atto pensando di sapere già tutto quel che vogliamo. Certo, non è detto che quel che troviamo sul nostro cammino sia poi quello che decideremo di prendere con noi, ma se niente succede per caso, beh una riflessione vale la pena di farla e poi, magari, tornare a ripercorrere la stessa strada, perché no.
Facciamo che ti racconto quel che mi è (appena) successo, una storia fresca fresca sulla quale ho avuto ancora poco tempo di rimuginare (e se ci riesco prometto di non farlo neanche troppo) e quindi di applicare poche sovrastrutture e ghirigori. La settimana scorsa scrivevo in questo post di aver scollinato e di starmi quindi godendo un periodo che io definisco ‘di grazia’. Questo significa, tra le altre cose, che non mi faccio prendere dall’ansia, mai (o quasi): semplicemente vivo e mi godo quel che mi capita, gioendo per ogni secondo bello che mi viene regalato.
Bene… qualche settimana fa, nel pieno del mio momento in cui pensare solo a me stessa, decisa a chiudere le porte a tutto quel che non fosse già ampiamente conosciuto e codificato, capita che conosca una persona, per lavoro, e che quell’incontro mi colpisca moltissimo. Non che ci fossimo detti chissà che cosa, anzi, ma, non so perché, nei giorni a seguire continuavo ad avere addosso una sensazione positiva e quando mi fermavo a chiedermi da dove derivasse era a quell’incontro, a quella persona che avevo visto solo per un paio d’ore, che finivo per tornare sempre. Non ci ho dato grosso peso, ma gliel’ho detto.
Poi capita che con questa persona ci abbia parlato, tanto e per più tempo di quanto non avessi preventivato di fare, e che finalmente mi sia sentita leggera, felice, pronta a buttarmi in tutto quel che il presente (e il futuro) mi avrebbe potuto offrire. Merito di questa persona? Forse no, forse sì, merito sicuro di una situazione tanto imprevista, quanto per me ricca di bellezza. Da quel giorno mi sento diversa, mi sento meglio, sono più felice, sono più me stessa, più carica e piena di una sensazione così positiva verso il mio presente e il mio futuro che, giuro, delle volte mi trovo insopportabile da sola.
Forse sarebbe successo tutto a prescindere, forse era solo venuto il momento che io mi sentissi così, ma è tanto bello trovare e apprezzare la bellezza in un incontro inaspettato, qualsiasi cosa sia e qualsiasi cosa diventi – perché che non ci sono solo cuori lo so anch’io – , che non voglio fare a meno di pensare che questa sia la mia serendipity.
Perché è solo così che se ne sta portando dietro tante altre, tutte diverse, ma tutte bellissime.
Questo post è stato scritto in collaborazione con Otto Jewels che qualche settimana fa mi ha contattata per chiedermi di indossare uno degli anelli della serie ‘Message’, il cui scopo è quello di diffondere un messaggio positivo, concentrandosi sul benessere profondo di chi li indossa. Tutti quanti portavano inciso un messaggio in cui mi sarei facilmente ritrovata, ma Serendipity mi è sembrato quello più opportuno in questo preciso momento della mia vita.