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Un abito, un’identità

Marzo 4, 2015

In Sicilia, un tempo, ma ancora adesso delle volte, alla morte del marito la donna prendeva gli abiti che gli erano appartenuti e li portava da una sarta per farli riadattare su di sé. Capitava che l’effetto fosse un po’ strano: un cappotto troppo largo, nonostante fosse stato stretto, e magari una camicia troppo lunga anche se accorciata. Nell’era paleolitica, invece, quando le donne sposate a un uomo di un alto rango sociale rimanevano vedove si vedevano ricamare i loro abiti con piume per rendersi riconoscibili nel periodo del lutto.

Queste cose me le ha spiegate un giovane ragazzo della provincia di Messina, Claudio Cutugno, che la scorsa settimana ha vinto Next Generation, il concorso che Camera Nazionale della Moda ha lanciato per valorizzare i giovani talenti italiani (che non abbiano ancora compiuto 30 anni) del fashion. Gli abiti di Claudio sono stati disegnati, come mi ha lui stesso detto, dando senso al suo personalissimo ‘trip’ che ha mischiato le tradizioni della sua terra e quelle di un’epoca lontanissima che con la moda, apparentemente, sembra non avere alcun legame. In entrambi i casi era l’abito a creare un’identità, anche in un momento complesso come quello del lutto.

 

Alessandro Canti e Gianluca Viscomi, due degli altri finalisti, hanno partecipato insieme al concorso e hanno presentato una collezione ispirata in parte al periodo Bauhaus e in parte all’epoca preraffaellita di cui hanno apprezzato l’attenzione verso il pezzo unico, visto come espressione dell’artigianato di qualità. I loro capi sono quindi destinati a durare nel tempo, a permanere anni, decenni negli armadi delle donne che vestono per rifuggere, appunto, dalla moda cotta e mangiata, fuggevole e volubile.

Lo spiegano loro, meglio di quanto possa fare io, qui sotto (e “poter indossare un pensiero” diventa frase TOP del 2015):

 

 

Claudio, Alessandro e Gianluca (ma anche Luca e Deyse) li ho potuti intervistare grazie a Testanera che, partner del concorso e di Camera Nazionale della Moda, li ha ospitati per tutta la durata della Fashion Week nella sua lounge a Palazzo Giureconsulti.

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Categoria: Fashion, Ultime Notizie Tag: designer, fashion, moda, talenti, testanera

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Mi chiamo Raffaella Amoroso, vivo e lavoro a Milano dove mi occupo di digital marketing come freelance.

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