A mio papà piacciono un sacco le partenze all’alba e mi ricordo che quando ero piccola, ma proprio piccola forse ancora mio fratello al mondo non era venuto, in macchina per il viaggio Como-Isola d’Elba mi facevano portare anche il cuscino. Poi quando siamo diventati quattro e si sono moltiplicati i bagagli il cuscino ha iniziato a rimanere a casa ché di spazio ce n’era poco.
Viaggi con o senza cuscino, la regola era comunque sempre e solo una: non chiedere subito di fermarsi, regola questa che veniva modificata a seconda delle situazioni. In ogni caso meno ci si fermava, meglio si stava.
Con gli anni le cose sono cambiate: a parte rare eccezioni, i viaggi con amici e fidanzati sono sempre stati all’insegna del “facciamo tutto quello che ci va”. Vogliamo fermarci ore in una piazzola di sosta? Facciamolo. Vogliamo visitare tutti gli Autogrill dalla partenza all’arrivo? Ma prego, accomodiamoci. Vogliamo confrontare la qualità del caffè da Milano a Lecce? Perché no, d’altra parte qualcuno lo dovrà pur fare. E così via.
Negli anni sono diventata un’amante della sosta anche quando non richiesta e soprattutto quando non necessaria. Il viaggio è diventato un insieme di piccoli pezzi: l’ansia felice del pre-partenza, seguita dalle levatacce all’alba o dal sano menefreghismo del “non sappiamo quando partiamo, ma siamo sicuri che arriveremo”; i silenzi che diventano chiacchiere fiume per poi trasformarsi in canti corali e tornare a essere momenti quieti tra un paesaggio fuori dal finestrino e una coda in autostrada da affrontare pazientemente; le soste in Autogrill con i panini storici, il tour obbligato che però ti fa scoprire dei packaging che ciao, quelle cose lì in città mica le trovi e il libro che non pensavi di acquistare e invece sì, dai.
C’è stato addirittura un periodo della mia vita in cui era proprio un Autogrill sulla Cisa la tappa obbligata di un viaggio che compivo spesso: tirava sempre vento e faceva sempre un po’ più freddo che altrove in quel punto lì, ma chissà come mai i cornetti Algida, i caffè e la Rustichella consumati con le infradito e il k-way erano sempre un po’ più buoni.
Lunedì scorso sono partita da Milano in direzione Secchia, sull’autostrada A1, solo per il piacere di godermi la bellezza della sosta. Qui, nell’area di servizio di Secchia Ovest -Modena, ha infatti aperto il primo Eataly x Autogrill: se hai presente il format Eataly, quello che nel mondo trovi ormai in varie città (Milano compresa), saprai che si basa su un’altissima qualità dell’offerta. Dalle materie prime con le quali vengono preparate al momento le proposte dei vari corner (pizza, pasta, piadina, carne, ecc.) ai prodotti industriali che vengono invece venduti a mo’ di supermercato.
Il progetto, unico per il momento nel suo genere, ma che promette di aprire la strada ad altre collaborazioni di questo genere, vede protagonisti due marchi credono in valori comuni quali sostenibilità, responsabilità e condivisione oltre alla passione per la qualità e la certezza che il cosiddetto ‘Made in Italy’ possa conquistare il mondo come spesso già avviene.
Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, VIAGGIARE BENE se non ha mangiato bene (semicit.)