Succede che generalmente le stelle le vedi in cielo, le conti, le miri e rimiri, ma gira e rigira rimangono sempre là, lontanissime. Poi succede però anche che un giorno ti capita invece di vederle cucinare, di stare loro addosso come se fossero delle star (…) per cercar di carpire quei segreti che forse non ci sono, ma che a noi niubbe della cucina piace pensare esistano, tanto siamo prive di talento davanti ai fornelli.
Ma andiamo con ordine. Ieri mattina io e la mia macchinetta gialla siamo sbarcate a Malpensa. Nell’aeroporto nemmeno ci sono entrata, anche se l’appuntamento era proprio lì, allo Sheraton Milan Malpensa. Un edificio enorme che mi è piaciuto tantissimo e che, ahimè, non avevo mai notato. Sarà che quando mi capita di andare in aeroporto l’unica cosa a cui penso è che sto per lasciare la città in favore di altre mete, sarà che forse sono un po’ distratta, ma questo edificio tutto vetri che stenta a confondersi con l’aeroporto non l’avevo mai osservato.
Lì dentro c’è il Il Canneto ed è proprio all’interno di questo ristorante che ho avuto il piacere di partecipare alla giornata dedicata ai sapori pugliesi di Per Tutti i Gusti , il progetto enogastronomico promosso dagli hotel Starwood di Milano e coordinato da Carlo Vischi. Obiettivo dell’iniziativa è quello di unire l’innovazione alla tradizione della cucina regionale: i resident chef del Canneto, dell’ heat>diana e del Casanova hanno ospitato e ospiteranno professionisti della tradizione gastronomica nazionale per creare insieme dei menu che sappiano coniugare i prodotti e le ricette della loro terra d’origine con l’innovazione che la cucina da tempo sta sperimentando.
Ieri è stata la volta della Puglia, in un viaggio che ha coinvolto mare e terra per esaltare le caratteristiche gastronomiche di una terra ricchissima e generosa di sapori. Devo ammettere il mio orgoglio e la mia felicità di essere stata una delle blogger (con Francesca, Francesca SingerFood, Teresa e Laura) che ha potuto varcare la soglia della cucina del Canneto e osservare con attenzione e meraviglia gli chef all’opera.
Il primo è stato Damiano Nigro, lo chef stellato che dal 2006 conduce il Villa D’Amelia a Benevello. Nigro, ieri, ha presentato due ricette che hanno sapientemente unito i sapori della sua vita: quelli del luogo in cui è nato, la Puglia, quelli dei paesi e delle zone in cui ha vissuto, e quelli delle Langhe, sua terra di adozione da ormai 6 anni.
Il primo piatto che ha preparato lascia con il fiato sospeso solamente a sentirlo nominare: scampi con crème brulée di cavolfiore e polvere di caffè.
Mi dispiace che le mie fotografie siano così pessime (anche se il mio fido iPad non lo cambierei con nulla al mondo, mi rendo conto che le offerte di lezioni di fotografia da parte di Enne non possono più essere lasciate cadere nel vuoto), ma vi assicuro che il risultato era meraviglioso. Scordatevi la crème brulée dolce o quella odiosa che vi viene propinata senza senso in alcuni ristoranti. Qui si sfiora la perfezione con una crema che sa dosare la sua consistenza, nè troppo grumosa, nè troppo molle, con un sapore delicato che ben si sposa con quello dello scampo. Ma è la polvere di caffè a dare il colpo di grazia e a farti desiderare un piatto così fino alla fine dei tuoi giorni . Lo so, sembro esagerata, ma io non sono mai andata pazza per gli scampi… prima di ieri si intende.
Il secondo piatto oltre a essere un trionfo del gusto è stato anche il pretesto per materializzare sul piatto un’immagine: quella di una strada, come quella di Pollicino, su cui vengono seminati i cibi e sapori che hanno caratterizzato l’esistenza di Damiano. Si parte dai capperi, pugliesi, accompagnati dall’aglio, in rappresentaza della Provenza, dalle nocciole, tipiche del Piemonte, e dal timo. Si continua con la Fassona, tipica carne bovina di razza piemontese (eccole le Langhe!) e si finisce con un ossobuco di patata ripieno di una farcia di patate, ricotta di pecora, cipolla rossa di Tropea, prosciutto crudo e prezzemolo.
Inutile dilungarmi sulla bontà del piatto: al di là della carne, qualità ottima e cottura superlativa, è stato il gusto il vero protagonista. La cucina gourmet ti sa prendere anche per la gola, con sapori veraci che ti rimangono dentro e che torni a ricordare con piacere e facilità.
Il post sta diventando una specie di racconto epico e quindi ‘spezzetto’ il racconto della giornata di ieri in almeno due puntate.
Domani vi narrerò delle gesta di Felice Lo Basso, chef (stellato anche lui) dell’AlpenRoyal di Selva (Alta Val Gardena), di Giusy Verni, mitica cake designer barese, ma di formazione USA e di un giovane ragazzo, pugliese anch’egli, che ieri ci ha fatto provare la miglior burrata di sempre, prodotta nel caseificio Dicecca di Altamura.