A volte mi piace dire che funziono al contrario. Tu, per esempio, come la maggior parte delle persone ti ammalerai quando arriverà il primo freddo o sarai vittima dell’influenza natalizia. E’ normale, mi dicono. Per un po’ è stato così anche per me, ma poi ho smesso di prendere tosse, raffreddore e farmi venire la febbre in inverno e il mio corpo ha pensato che fosse meglio l’estate. Così, appena c’è un po’ più di caldo (tipicamente in luglio, ma anche maggio non viene disdegnato) io divento un cadavere ambulante. Tipo ora, che è settembre, ma a Milano è uscito il caldo e quindi io ho la febbre.
Comunque, scrivevo, mi piace dire che funziono al contrario: influenza a parte, spesso vedo o sento cose che so che dovrebbero piacermi o dovrei sentire mie e invece no, niente non ce la faccio. Spesso so che dovrei indignarmi e invece vedo il bicchiere sempre mezzo pieno, so che il contesto mi obbligherebbe al pessimismo e invece no, io sono ottimista. Dici che è una fortuna? Boh, forse.
In questo periodo mi si chiede spesso quali siano i miei piani per il futuro e io rispondo sempre, sinceramente: “Essere felice“. Non ho obiettivi concreti, forse perché concreta lo sono già abbastanza nella quotidianità. Mi è stato chiesto cosa penso di fare per esserlo e la risposta che ho dato e che ad alta voce non avevo mai detto è che ho acquisito ora quella consapevolezza che mi ha permesso di ‘palettare’ il mio universo di riferimento, quello dentro cui vorrei stare, che è fatto di tante cose sicuramente destinate a cambiare, ma che contribuiscono a farmi felice.
Sono le persone con le quali voglio passare il mio tempo, quelle che scopro nonostante le conoscessi già, sono i tipi di essere umano che vorrei continuare a incontrare, sono i lavori che mi soddisfano, i posti che mi fanno sentire a casa e quelli che non lo so se mi metteranno a mio agio, ma voglio scoprire se. Sono piccole cose che sono sicura di continuare a volere. La vita è imprevedibile, lo si sa e qui sopra ultimamente l’ho scritto già troppe volte, ma so che posso fare in modo di prepararmi un ambiente accogliente e a me congeniale per accogliere tanto la routine, quanto l’imprevisto.
Se niente accade per caso, ieri De Agostini mi ha mandato un saggio, ‘La leggerezza dei piccoli passi‘ che contiene 100 regole (chiamiamole così) per cercare di godersi la felicità delle piccole cose e provare a cambiare. Tante sono davvero piccole, sembrano quasi banali, ma in realtà spesso, spessissimo, le dimentichiamo. Forse conviene fermarsi, per una volta, e stare ad ascoltare e osservare ciò che ci circonda: la nostra vita è così, perché è così che ce la siamo costruita. Ma è davvero così che la vorremmo? E’ davvero con quella persona che ormai fa parte della nostra abitudine che vogliamo condividere la nostra vita (per esempio)?
Sì, forse vale la pena fermarsi, fare piccoli passi, leggeri e iniziare a godere di piccole felicità inaspettate, di persone che si incontrano lungo la via, di gesti apparentemente banali e inutili e che invece racchiudono il senso che vogliamo dare alla nostra vita.
La leggerezza dei piccoli passi è un libro di Valentina C. uscito proprio oggi, martedì 9 settembre, ed edito da De Agostini.